"La psicoanalisi come scienza è caratterizzata non dalla materia che tratta, ma dalla tecnica con la quale opera. La si può applicare tanto alla storia della civiltà, alla scienza delle religioni e alla mitologia quanto alla teoria delle nevrosi, senza far violenza alla sua natura. Ciò cui essa mira e che raggiunge non è altro che la scoperta dell'inconscio nella vita psichica."1
Quando iniziare una psicoanalisi? Il sintomo
A spingere una persona ad iniziare un’analisi è quasi sempre una sofferenza che rappresenta la vera motivazione che la costringe a rivedere, ripensare e modificare tutto ciò che prima della comparsa del malessere psichico ha sempre considerato come normale, scontato, abitudinario, necessario, funzionale. Per questo motivo l'analisi può esistere solo quando risponde ad una domanda esclusivamente personale, e non ad un obbligo imposto dall’esterno.
La psicoanalisi è rivolta a chi intende arrivare alla radice dei propri problemi, a chi intende liberarsi non solo dei sintomi ma anche delle loro cause. Quando infatti emerge un sintomo, causando disagio e sofferenza, o quando semplicemente la persona "entra in crisi" a seguito di particolari eventi nella vita che alterano l'equilibrio preesistente, tale stato rappresenta il segnale che qualcosa non sta funzionando correttamente al suo interno. Ed è in questo momento cruciale che alla persona viene donata una preziosa opportunità: o cercare di rinforzare la fuga dal contatto con questa sofferenza interiore, oppure utilizzarla come forza e strumento di ricerca, scoperta e cambiamento.
Dal punto di vista clinico la psicoanalisi generalmente è rivolta a chi:
- manifesta sintomi che causano malessere e disagio psichico come ansie, attacchi di panico, pensieri ricorrenti e disturbanti, disturbi psicosomatici, disturbi affettivi, disturbi sessuali, disturbi alimentari, inibizioni relazionali, angoscia pervasiva, fobie invalidanti, rituali ossessivi…;
- vive particolari difficoltà in alcune aree della propria vita (professionale, amorosa, sociale…);
- sente di essere intrappolato in abitudini, condotte e dinamiche ripetitive che portano a compiere sempre i soliti errori.
La domanda di cura
Quando un paziente si rivolge ad uno psicoanalista, chiede sostanzialmente di stare meglio, di guarire. Ciò che è importante che avvenga durante la prima fase della cura è un processo di soggettivazione, ossia che il soggetto sofferente decida di voler conoscere la causa della propria sofferenza.
La soggettivazione inizia quando la domanda di cura si trasforma in una domanda di sapere: la domanda iniziale del paziente diventa una questione enigmatica che si lega al sintomo di cui il paziente soffre.
In questo enigma il paziente deve arrivare a riconoscere una implicazione soggettiva: la questione che porta lo riguarda in prima persona.
In questo modo il discorso del paziente si modifica passando da una lamento relativo a qualcosa che inizialmente è visto come esterno, al desiderare di volerne sapere di più, su di sé e sul proprio funzionamento.
Il transfert
Il transfert è un fenomeno scoperto dal padre della psicoanalisi. Sigmund Freud, nel corso delle sedute di analisi, si rende conto che i pazienti sviluppano nei suoi confronti un attaccamento di natura “amorosa”. All'inizio considera questo legame come una trasposizione sulla persona dell’analista delle prime figure di riferimento del paziente, tipicamente la madre o il padre, e questo permette un’elaborazione delle dinamiche personali e relazionali del paziente.
Jacques Lacan aggiunge alla concezione freudiana del transfert una funzione di significazione. L’analista, permette al paziente di ascoltare ciò che lui stesso dice senza accorgersi, gli fa da eco. Ciò che il soggetto dice si trasforma in ciò che si dice (a se stesso). In questo modo, sentendosi dire certe cose, realizza di averle dette e ne trae delle conseguenze.
L’operazione analitica consiste dunque nell’analista che fa da eco alla parola del paziente e fa così risuonare ciò che questi dice senza saperlo. Spinge l'inconscio ad uscire allo scoperto.
La psicoanalisi non è una pratica consolatoria. Indubbiamente c’è un aspetto di contenimento affettivo, soprattutto quando il malessere è intenso. Ma il focus di un’analisi rimane la decifrazione dell’inconscio, del groviglio di cause che hanno portato a star male.
Il transfert è il motore dell’analisi: è quell’elemento fondamentale che aiuta il paziente a passare dall’essere un soggetto passivo, “bisognoso” di cure ad un soggetto attivo, implicato nella sua sofferenza. Questo passaggio è molto importante per prendere consapevolezza di sé e, di conseguenza, stare meglio.
1 Freud. S (1915-1917). Introduzione alla psicoanalisi. OSF vol. VIII. Bollati Boringhieri, Torino, 1977.